Gay & Bisex
Prime esperienze

08.10.2024 |
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"Ancor prima che potessi abbassare i pantaloni, mi chiese se volessi toccarglielo, dicendomi che poi avrebbe fatto la stessa cosa a me..."
Quest’oggi voglio raccontarvi la storia di un mio lettore; per questioni di privacy, i nomi sono stati cambiati.Fin da ragazzino, sono sempre stato affascinato dal sesso in tutte le sue forme. Mi piacevano le donne, ma trovavo eccitante anche il cazzo, e desideravo poterlo prendere in mano o succhiarlo. La storia che vi racconto è ambientata negli anni ’90, un periodo in cui non esistevano smartphone e non avevo nemmeno un PC in casa, quindi era difficile reperire materiale pornografico. Le mie fantasie erano molte: spesso fantasticavo sulle mie compagne di classe, mentre altre volte sui miei compagni della scuola calcio. E, tra una fantasia e l’altra, arrivai vergine ai miei 18 anni.
Le cose però cambiarono quando strinsi amicizia con Giuseppe, un ragazzo ripetente, di due anni più grande di me. Andavamo molto d’accordo e, col tempo, aumentò la complicità. Una domenica, ricordo che pioveva, mi invitò a casa sua per chiacchierare e giocare al flipper nel suo garage. Tra una risata e l’altra, mi chiese se volessi vedere la sua collezione di giornaletti porno. Era la prima volta che ne sfogliavo uno, e rimasi letteralmente a bocca aperta. Vedere quelle fighe e quei cazzi mi fece eccitare tanto. Nonostante l’imbarazzo, commentammo ogni pagina, immaginando di possedere quelle ragazze. Ma la mia eccitazione non derivava solamente dall’osservare quelle figure femminili, e la cosa probabilmente non passò inosservata. Ad un tratto, infatti, Giuseppe mi chiese se volessi vedere il suo cazzo. La sua domanda mi imbarazzò tantissimo, al punto che la voce quasi mi scomparve; a malapena riuscii a dire un "sì", accompagnato da un cenno con la testa.
Il mio amico, senza farselo ripetere due volte, abbassò i pantaloni e mostrò il suo bel cazzo in tutto il suo splendore. Era proprio come quelli del giornaletto: bello, duro e grande. A quel punto, Giuseppe iniziò a segarsi, invitandomi a fare altrettanto. Ero paonazzo dalla vergogna. Sembrerà banale, ma vedere il cazzo di un ragazzo più grande ed esperto, con un po' di pelo e completamente scappellato, mi eccitava da morire.
Ancor prima che potessi abbassare i pantaloni, mi chiese se volessi toccarglielo, dicendomi che poi avrebbe fatto la stessa cosa a me. In preda all’eccitazione, lo presi in mano, provando una strana ma piacevole sensazione. Iniziai a segarlo lentamente, dapprima in modo goffo, poi con sempre maggiore determinazione. Ad un tratto, senza dire nulla, Giuseppe mise una mano sulla mia testa e, con una leggera pressione, mi fece capire che dovevo inginocchiarmi.
In men che non si dica, ero in ginocchio con la bocca aperta, pronto a succhiarlo. Ero davvero troppo eccitato e iniziai a toccarmi da sopra i pantaloni. Mentre con una mano mi toccavo, con l’altra tenevo ferma la mazza di Giuseppe e, socchiudendo gli occhi, feci scomparire nella mia bocca dapprima la cappella, e poi tutto il cazzo. Ricordo come fosse ieri quel sapore un po’ salato.
Lo spompinai per qualche minuto, fino a quando sentii il cazzo di Giuseppe irrigidirsi e iniziare a sborrare. Essendo il mio primo pompino, non volli ingoiare. Infatti, feci appena in tempo a tirarlo fuori che il mio amico mi schizzò sul viso.
I giorni passavano, e capitava sempre più frequentemente che andassi a casa del mio amico per guardare insieme nuove riviste porno. In quei momenti, Giuseppe mi raccontava le sue esperienze, le sue sensazioni e tutto ciò che avrebbe voluto provare. Un giorno finimmo col parlare delle nostre madri. Giuseppe era convinto che anche i nostri genitori nascondessero qualcosa e che facessero le loro "porcate". Non diedi molto peso a quelle parole sul momento, ma mi resi conto, nei giorni successivi, che aveva insinuato in me il dubbio.
I nostri incontri continuarono, ed erano sempre più frequenti. Dopo qualche settimana, ero diventato un esperto pompinaro: iniziai a prendere la sborra in bocca, dapprima sputandola, poi ingoiandola, arrivando persino a farci i gargarismi, come una vera puttana. In un certo senso, ero diventato la troietta di Giuseppe.
Dopo le prime settimane, il mio amico decise che era giunto il momento di passare allo step successivo e di incularmi. Mi fece appoggiare a novanta su una vecchia scrivania e, dopo aver sputato per bene sul suo cazzo e sul mio culo, lo appoggiò e, con fare deciso, lo spinse dentro. Fu piuttosto doloroso, data la sua rudezza, ma non nego che l’eccitazione fosse tanta. Inizialmente lo spinse piano, ma poi, prendendo il ritmo, mi scopò per bene il culo per almeno una ventina di minuti, fino a quando, uscendo, mi sborrò sulle natiche e sulla schiena. Ma quello fu solo uno dei tanti incontri in cui approfittò del mio giovane e inesperto culetto.
In vari incontri, Giuseppe ribadì che anche le nostre madri fossero porche e che molto probabilmente nascondessero qualcosa. Erano discorsi insensati per me; avevo sempre visto mia madre come una donna severa, ed era impensabile immaginarla in altre vesti. Pensavo che dicesse quelle cose solamente per eccitarsi maggiormente, quindi non gli davo peso.
Un giorno, però, mi ritrovai solo in casa. I miei erano andati a un matrimonio e, avendo qualche decimale di febbre, avevano deciso di lasciarmi a letto. Fu in quel momento che le parole del mio amico mi tornarono in mente. Preso dal dubbio e da una strana eccitazione, decisi di andare nella stanza dei miei e di curiosare nei cassetti. E fu lì che mi si aprì un mondo. Mia madre, che era sempre stata severa, una donna tutta casa e chiesa, nascondeva un’altra personalità. Nel cassetto c’erano calze autoreggenti nere, baby doll e, dulcis in fundo, un dildo viola di medie dimensioni. Un mix di stupore ed eccitazione mi pervase: Giuseppe aveva ragione. Richiusi il cassetto facendo attenzione a non muovere le cose e subito corsi in bagno a segarmi. Troppa era l’eccitazione che, dopo pochi istanti, sborrai.
Se il racconto arriva a 10.000 visualizzazioni e ad una valutazione di almeno 4 stelle e mezzo, vi racconterò di come Giuseppe scopò la madre del mio lettore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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